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per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.corriere.it2009-06-14 prima la visita a confindustria. marcegaglia: "svolta nei rapporti italia-libia" Gheddafi atteso alla Camera per due ore Fini annulla l'incontro: "Ingiustificato" L'ambasciata: "Per la preghiera islamica del venerdì". Berlusconi lo va a trovare in tenda alle 23 * NOTIZIE CORRELATE * Gheddafi: "Usa come Bin Laden". Gelo di Frattini: non siamo d'accordo (11 giugno 2009) ROMA - L'hanno aspettato per due ore, poi il presidente Gianfranco Fini ha deciso di annullare l'incontro. L'ennesimo ritardo del leader libico Muammar Gheddafi, che nel corso della sua visita in Italia non ha mai rispettato gli orari previsti dai cerimoniali, ha rischiato di creare un incidente diplomatico. Una nota (tardiva) dell'ambasciata libica afferma che Gheddafi era in ritardo "per la preghiera islamica del venerdì". Era atteso a Montecitorio, nella Sala della Lupa alle 16,30. Avrebbe dovuto incontrare il presidente della Camera e poi partecipare a un convegno sui rapporti Italia-Libia con lo stesso Fini, D'Alema e Pisanu. Un appuntamento per cui sono stati mobilitati politici, giornalisti e con il centro di Roma ancora una volta "blindato". Il convegno con D'Alema e Pisanu alla fine si è svolto ma nella tenda del rais a Villa Pamphili "in un clima molto cordiale". "Gheddafi si è scusato per l'accaduto", ha detto Pisanu. DI NOTTE BERLUSCONI IN TENDA - Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha lasciato Palazzo Grazioli poco dopo le 23 e si è recato a Villa Pamphili per incontrare Gheddafi. In serata Gheddafi ha cenato in un ristorante di piazza del Popolo con un quarantina di accompagnatori tra i quali l'uomo d'affari arabo Tarak Ben Ammar e poi ha fatto una passeggiata in piazza di Spagna protetto dalle sue guardie del corpo donne. "RITARDO NON GIUSTIFICATO" - "È un ritardo non giustificato - ha detto Fini rivolto ai presenti -. Nel pieno rispetto delle istituzioni considero annullata la manifestazione, assumendomene la responsabilità nel rispetto di quello che ritengo sia il ruolo del Parlamento in una democrazia". La platea applaude a lungo e Fini si sfoga: "Non si fa così". Il presidente della Camera ha deciso da solo di annullare l'incontro e solo in un secondo momento ha informato il presidente Napolitano e Berlusconi della decisione presa "in piena autonomia". Il premier ha "pienamente compreso le ragioni di Fini" secondo fonti di Montecitorio. Il presidente della Camera ha poi parlato con il ministro degli Esteri, Franco Frattini, che ha definito "giusta" la decisione. Poco prima il ministro, ignaro dell'accaduto, aveva parlato all'assemblea dei giovani industriali di Santa Margherita Ligure esprimendo tristezza per quegli "italiani che non amano l'Italia e che hanno fatto solo critiche e polemiche sulla visita del leader libico". CASINI: "ROBA DA MATTI" - Infuriato Pier Ferdinando Casini: "Gheddafi in ritardo di due ore? Roba da matti... Se fosse rimasto un minimo di dignità e di decoro delle istituzioni, Fini dovrebbe chiudergli le porte della Camera dei deputati". E così è stato. Anche il Pd plaude alla decisione: "È ineccepibile - ha detto D'Alema uscendo dalla Sala della Lupa -. Sono d'accordo con il presidente Fini, per il decoro delle istituzioni e il rispetto delle personalità invitate la decisione è ineccepibile". Ma poco dopo è lo stesso D'Alema a dare una possibile spiegazione: "Gheddafi ci ha comunicato che si è sentito poco bene. Vado io da lui, passo a salutarlo". "USA NON SONO TERRORISTI" - Resta il fatto che il discorso preparato da Fini (e non pronunciato) era parecchio critico nei confronti delle dichiarazioni del raìs. "Le democrazia, a partire da quella americana, possono sbagliare, ma certo non possono essere paragonate ai terroristi" si legge in un passaggio del discorso del presidente della Camera. VERIFICA DIRITTI UMANI - In un altro punto Fini auspica "che una delegazione dei deputati italiani possa recarsi presto in visita a campi libici di raccolta degli immigrati, per verificare il rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo, sanciti dalle Nazioni Unite e dal Trattato di Bengasi, con particolare riguardo ai richiedenti asilo e ai perseguitati politici". IL RAìS A VILLA PAMPHILI - "È la terza volta che Gheddafi arriva in ritardo, e qui alla Camera è ancora più grave perché offende le istituzioni. Si sente come a casa sua e non un ospite, tra l'altro non gradito" attacca il senatore di Italia dei valori Stefano Pedica. Pare che il leader libico, una volta rientrato dall'Auditorium dove ha incontrato una rappresentanza di donne, non si sia mai mosso dalla sua tenda a Villa Pamphili, dove ha avuto incontri in forma privata. Nei giorni passati Gheddafi non si è mai presentato in orario agli appuntamenti della sua visita. Mezz'ora di ritardo a Ciampino, mezz'ora al Quirinale per l'incontro con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, un'ora di ritardo a Palazzo Chigi, un'ora e mezza a Villa Madama. Quasi un'ora al Senato, più di un'ora all'università, un'ora in Campidoglio. E oggi quaranta minuti di ritardo all'Auditorium Parco della musica. In due giorni il Colonnello ha accumulato la bellezza di 12 ore di ritardo. TERZA GIORNATA - Nella sua terza giornata a Roma Gheddafi ha incontrato gli imprenditori e una rappresentanza delle donne italiane. In programma in serata una tavola rotonda con Fini e l'ex ministro degli Esteri Massimo D'Alema. Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, parla di "una svolta nei rapporti bilaterali". Il leader degli industriali sottolinea l'importanza della presenza sia delle imprese italiane in Libia, sia della presenza libica in Italia. La Marcegaglia parla poi del "superamento delle condizioni storiche che hanno condizionato il nostro passato". Gheddafi, dal canto suo, assicura che "le imprese italiane avranno la priorità in Libia". L'Italia, aggiunge, "ha un gran bisogno della Libia", per questo finché vigerà l'accordo di amicizia e di collaborazione tra i due paesi, la Libia non fornirà gas e petrolio ad altri "a danno dell'Italia". "Non credo - dice Gheddafi - che l'Italia possa commettere qualcosa che causi un atteggiamento del genere" Poi il leader libico aggiunge che "se in Italia ci fosse la sinistra al governo le fortune delle imprese sarebbero minori. Finché c'è Berlusconi le opportunità saranno maggiori". Infine l'avvertimento: il popolo libico, dice, "ha fatto la rivoluzione contro il colonialismo, ma anche contro la corruzione. Sotto questo aspetto siamo molto sensibili". Quindi, "io vi ho avvertito", le imprese che verranno scoperte "le mandiamo via". TENDA - Gheddafi si tratterrà nella capitale anche sabato, per alcune visite che riceverà nella tenda beduina piantata a Villa Pamphili. Fonti della delegazione libica a seguito del colonnello, Muammar Gheddafi, hanno confermato al quotidiano panarabo al Sharq al Awsat che il leader di Tripoli ha intenzione di "incontrare la Comunità ebraica di Roma" e che contatti sono in corso per definire l’appuntamento anche se non è chiaro quando possa avvenire. Il foglio arabo edito a Londra che ha interpellato telefonicamente membri della delegazione a Roma riferisce che Gheddafi "discuterà con loro la possibilità di risarcire gli ebrei espulsi dalla Libia" spiegando che tale idea era stata annunciata da Seifualislam, il secondogenito di Gheddafi.
12 giugno 2009(ultima modifica: 14 giugno 2009)
affondo del rais suigli states, " Frattini: "Non siamo d'accordo". TAFFERUGLI alla sapienza. Gheddafi: "Gli Usa come Bin Laden. Il partitismo? Aborto della democrazia" Il leader libico: "Gli Stati Uniti in Libia come Al Qaeda". Elogio a Berlusconi: Potrebbe essere il nostro presidente" * NOTIZIE CORRELATE * Gheddafi a Roma, ma il Senato gli nega l'aula (1o giugno 2009) Il leader libico Muammar Gheddafi durante l'intervento a Palazzo Giustiniani Il leader libico Muammar Gheddafi durante l'intervento a Palazzo Giustiniani ROMA - È una città blindata quella che ospita il leader libico Muammar Gheddafi. Dopo l'accoglienza in pompa magna di mercoledì e le polemiche che ne sono scaturite - sfociate nella decisione di non concedergli un palcoscenico istituzionale come l'Aula di Palazzo Madama -, il capo del governo di Tripoli è intervenuto a Palazzo Giustiniani, sede della presidenza del Senato: nel suo discorso il leader libico ha attaccato duramente gli Stati Uniti accusandoli di essere "terroristi come Bin Laden". Da Palazzo Giustiniani Gheddafi si è spostato all'università La Sapienza, dove gli studenti dell'Onda e altri manifestanti, contrari alla presenza del leader libico in ateneo, hanno scandito slogan, acceso fumogeni ed esposto cartelli e striscioni, anche in lingua araba, e fischiato il leader libico al suo arrivo. In serata la tappa del capo del governo di Tripoli in Campidoglio. Non ci sarebbe "nulla in contrario - ha detto - se l'amico Silvio Berlusconi si presentasse per diventare il presidente del governo libico" ha detto Gheddafi. "Il popolo libico ne trarrebbe sicuramente vantaggio" ha aggiunto Gheddafi, riferendosi ancora una volta al premier italiano come "amico", nel passaggio del suo intervento in cui ha proposto il modello della Jahamhrya come alternativa valida al "partitismo" che ha detto essere "l'aborto della democrazia". L'INCONTRO CON SCHIFANI - Accolto da Schifani a Palazzo Giustiniani (il presidente del Senato ha parlato di "incontro storico"), Gheddafi ha tenuto un lungo discorso in cui ha citato Berlusconi, Andreotti, Cossiga, Dini e ha parlato di un incontro con "vecchi amici". "L'Italia di oggi non ha nulla a che fare con l'Italia di ieri - ha detto il leader libico con riferimento all'epoca coloniale - ma per molti anni era rimasta una situazione psicologica di insoddisfazione e di dolore nei confronti dell'Italia. Io ho cercato di lavorare per superare questa condizione, per arrivare a uno sviluppo dei rapporti tra i due Paesi". "Ho sempre detto che l'Italia doveva chiedere scusa per quanto fatto nel periodo fascista e in quello prefascista - ha aggiunto -. Abbiamo sempre ribadito la necessità di un risarcimento per i danni morali e materiali che ha subito ogni famiglia in Libia. Ma noi non chiedevamo nulla di materiale: ma sul piano politico sì. Serviva una condanna del passato e un riconoscimento degli errori del colonialismo". Gheddafi ha spiegato che se si sanano quelle ferite ("che andavano sanate, non volevamo ulteriori ostilità") si può davvero puntare a cooperazione. Per questo, ha spiegato, il trattato di amicizia è significativo. Ha poi parlato di "giustizia di Dio" ricordando come Mussolini venne giustiziato in piazza. DITTATURE E TERRORISMO - Con un azzardato paragone con l'epoca dell'impero romano, Gheddafi ha poi trovato una sorta di giustificazione al terrorismo e alle dittature, attaccando duramente gli Stati Uniti: "Saddam Hussein era stato eletto dagli iracheni - ha detto in sostanza - era una questione interna, perché qualcuno dall'esterno ha deciso di volerlo rimuovere?". Premettendo di "condannarlo" fermamente, ha poi provato a dare una spiegazione al fenomeno del terrorismo come necessità di "difesa" dalle usurpazioni del mondo occidentale. "Si definiscono terroristi quelli con i fucili e le bombe, ma come definire allora le potenze che hanno missili intercontinentali? Qual è la differenza tra azioni di Bin Laden e l'attacco contro la Libia di Reagan nel 1986? Non era terrorismo quello?". Un passaggio, questo, criticato dal ministro degli Esteri, Franco Frattini: "Certo è un'affermazione forte, del resto non siamo d'accordo su tutto con il colonnello Gheddafi". "Se si vuole la pace - ha sottolineato ancora Gheddafi - bisogna mettere da parte l'arroganza, la Terra è stata creata da Dio per tutta l'umanità, non per una sola potenza egemone". Nessuno, ha poi aggiunto, ha premiato la Libia per avere interrotto il programma nucleare, questo giustifica altri Paesi a non interrompere i loro. LA FINTA LAUREA DELL'IDV - Un gruppetto di senatori dell'Idv con il capogruppo Felice Belisario aveva atteso davanti a Palazzo Giustiniani il leader libico esibendo un facsimile di un attestato accademico con la scritta "Laurea Horroris Causa", con riferimento alla violazione dei diritti umani. Il capogruppo Belisario e gli altri senatori avevano appuntato sulla giacca una foto dei resti dell'aereo Pan Am esploso sui cieli della Scozia a Lockerbie con sotto la scritta "270 morti". I sei senatori dell'Idv - oltre Belisario, Stefano Pedica, Pancho Pardi, Giuliana Carlino, Giuseppe Caforio e Elio Lannutti - sono entrati a Palazzo Giustiniani ma non è stato concesso loro di entrare nella Sala Zuccari esibendo la foto e l'attestato di "laurea". LA PROTESTA DEGLI STUDENTI - La presenza di Gheddafi all'ateneo romano non è stata gradita dagli studenti dell'Onda, che hanno contestato, tra le altre cose, la massiccia militarizzazione dell'intera zona universitaria. All'arrivo delle auto blu all'esterno dell'università sono scoppiati tafferugli tra studenti e carabinieri. A poca distanza una cinquantina di curdi hanno accolto il leader libico tributandogli onori e mostrando bandiere con l'effige di Ocalan, il leader del Pkk.
11 giugno 2009
"Sono qui perché l'Italia si è scusata". polemiche per la foto dell'eroe libico sulla divisa Gheddafi visita Roma, dopo le polemiche preclusa per lui l'aula del Senato L'opposizione contesta, il colonnello terrà il discorso a Palazzo Giustiniani. Berlusconi non apprezza: "Grave" * NOTIZIE CORRELATE * Audio - Radicali: "Sdoganamento politico di un dittatore" * Gheddafi in alta uniforme: la divisa con le foto - Guarda * Dal Colonnello al Gay Pride, per i romani settimana di passione ROMA - "L'Italia di oggi non è più l'Italia di ieri. Con l'Italia di oggi c'è pace, collaborazione e amicizia". Le dichiarazioni di fratellanza si sprecano nella prima visita ufficiale in Italia di Muammar Gheddafi. Il leader libico è stato accolto a Ciampino da Silvio Berlusconi (che in un primo tempo aveva dato forfait causa torcicollo) e dal picchetto d'onore. Sulla pista dello scalo militare, blindato per l'occasione, i due si sono scambiati un caloroso abbraccio. Gheddafi è accompagnato da una folta delegazione, comprese le "amazzoni", la celebre guardia del corpo tutta al femminile con baschi rossi e divise militari. Occhiali neri, cappello e alta uniforme, il colonnello non passa inosservato. In particolare le attenzioni (e le polemiche) si sono concentrate su una foto appuntata sulla divisa: ritrae un eroe della resistenza libica contro gli italiani, Omar Al Muktar, noto come il "leone del deserto". Non solo: l'ultimo discendente di Al Muktar, ormai ottantenne, è sbucato dall'aereo subito dopo il leader libico. GHEDDAFI AL COLLE - "Si è chiusa una lunga pagina dolorosa. Siamo contenti di averla qui" ha esordito il Cavaliere, illustrando poi al colonnello la fitta agenda degli appuntamenti per i tre giorni nella Capitale. Quindi Gheddafi ha raggiunto il Quirinale per la colazione con Napolitano. "Non guardiamo al valore materiale degli indennizzi - ha detto al termine dei colloquio con il presidente della Repubblica, durato 35 minuti - perché per quello che l'Italia coloniale ha commesso contro il popolo libico non ci sarebbe alcun controvalore. Ma il Trattato di Amicizia (siglato a Bengasi il 30 agosto, ndr) è comunque un segnale che l'Italia condanna il colonialismo, si scusa per quello che è avvenuto, ed è questo che mi ha permesso di poter venire oggi qui". "PAROLE RESPONSABILI" - Anche Napolitano ha sottolineato che la visita di Gheddafi può "contribuire a dare il via a una nuova fase di relazioni fra i due Paesi": "Sulle questioni africane ho ascoltato da Gheddafi parole di grande moderazione e responsabilità - ha detto -. Occorre uno sforzo congiunto Italia-Libia in particolare per la Somalia. L'obiettivo di rendere il Mediterraneo un'area di pace, stabilità e benessere è altrettanto condiviso" ha concluso, facendo esplicito riferimento alla necessità di "riconoscere le ragioni palestinesi e israeliane secondo la formula di due popoli, due Stati". SAGGEZZA - Dopo il colloquio con Berlusconi a Palazzo Chigi e la firma degli accordi tra i due governi, Gheddafi ha tenuto con il presidente del Consiglio una conferenza stampa: "Riconosco nel leader libico una profonda saggezza", ha detto il premier, sottolineando di essere legato al colonnello da "vera e profonda amicizia" coltivata in questi ultimi quindici anni. "Questa visita - ha proseguito - sancisce il definitivo cambiamento dei rapporti tra Italia e Libia. In passato, infatti, questi rapporti sono stati molto difficili a causa dell'eredità coloniale che ha creato un sentimento di dolore nel popolo libico". Dal canto suo, Gheddafi ha ribadito che "l'Italia ha chiesto scusa". "Berlusconi - ha affermato - è un uomo di ferro, che con determinazione e coraggio" ha preso la "decisione storica di chiedere scusa" al popolo libico per i danni del colonialismo e quindi di "risarcirlo". "Un'era è chiusa - ha detto Gheddafi - non nego che i Governi precedenti non abbiano tentato, ma hanno fallito. Il trattato è stato firmato da Berlusconi". Gheddafi ha affrontato anche il tema del terrorismo: "Dobbiamo pensare alle ragioni che hanno portato a questo fenomeno - ha detto - e non solo agli effetti. Dobbiamo tornare indietro e capire le ragioni, capire perché c’è questo fenomeno". Un manifesto contro Gheddafi (Ansa) Un manifesto contro Gheddafi (Ansa) NESSUN DISCORSO IN SENATO - Ma nonostante le parole di moderazione del leader libico la contestazione da parte dell'opposizione ha impedito che Gheddafi giovedì pronunci il suo discorso al Senato. Il suo intervento si terrà invece a Palazzo Giustiniani. Lo ha deciso la Conferenza dei capigruppo del Senato. "È uscito dalla riunione il nostro presidente Belisario - spiega - e ha detto ’vittoria!’. Hanno deciso di spostare Gheddafi" ha dichiarato il senatore dell'Idv Stefano Pedica. Dura la replica di Berlusconi: "Giudico grave la posizione dell'opposizione sul discorso di Gheddafi al Senato. È una opposizione che si contraddice, se pensiamo a quanto fece D'Alema nei rapporti con la Libia". LA POLEMICA - I senatori Idv, radicali e Pd avevano infatti sollecitato una nuova Conferenza dei capigruppo proprio per rivedere la decisione di aprire l'Aula al leader libico. Il segretario del Partito democratico, Dario Franceschini aveva precisato che "il gruppo non ha deciso di disertare l'aula, ma ha chiesto al presidente del Senato di ospitare Gheddafi al Senato in un luogo diverso. Siamo in attesa della risposta". L'Udc invece aveva deciso di disertare l'aula: il presidente dei senatori Gianpiero D’Alia spiegava di non condividere "la decisione di prestare un ramo del Parlamento a fare da prestigioso megafono a un leader autoritario che non rispetta i diritti umani e civili. La nostra assenza, senza iniziative plateali che non ci competono, vuole essere un atto di rispetto verso il Parlamento italiano e i valori che rappresenta". Dalla maggioranza replicava il capogruppo del Pdl al Senato Gasparri che spiegava le ragioni della volontà della maggioranza di far tenere in Senato il discorso del leader libico: "È stata una decisione condivisa. Martedì la conferenza dei capigruppo, con la condivisione di tutti i gruppi tranne l'Idv, ha appoggiato questa tesi. Gheddafi parla in quanto leader dell'organizzazione dell'unità africana e non in una seduta del Senato, bensì dell'aula, dove sono state ospitate numerose manifestazioni di vario genere".
10 giugno 2009
Sulla divisa di Gheddafi la foto dell'arresto di Omar Al Mukthar, il religioso libico leader della resistenza anti-italiana catturato nel 1931 dagli "squadroni libici a cavallo" del generale Graziani, processato e condannato a morte su ordine di Mussolini
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REPUBBLICA per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.repubblica.it/2008-06-14
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L'UNITA' per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.unita.it2009-06-14
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il SOLE 24 ORE per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.ilsole24ore.com2009-06-14 Lo show di Gheddafi a Roma da siti arabi centinaia di critiche commenti - 27 |Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci 13 giugno 2009 VIDEO / La dichiarazione di Fini sull'assenza di Gheddafi Gheddafi: daremo priorità alle imprese italiane Il Rais in ritardo di 2 ore Fini annulla l'incontro Gheddafi: "C'è bisogno di una rivoluzione femminile" Fra scontri, fischi e fumogeni la visita di Gheddafi alla Sapienza Chi è Gheddafi e perché i leader occidentali lo corteggiano COMMENTI La visita di Gheddafi in Italia: cosa ne pensi? E' una condanna plebiscitaria quella dell'opinione pubblica araba contro le parole e il comportamento tenuto dal leader libico Muammar Gheddafi durante la sua visita in Italia. Si contano a centinaia i messaggi di protesta dei lettori dei siti arabi, come quelli delle maggiori tv arabe, al Jazeera e al Arabiya, oltre a quelli dei principali quotidiani come al Quds al Arabi. A fare irritare di più è stato il paragone con "un pezzo di mobilio" che il colonnello ha usato per definire la donna secondo gli uomini arabi. "Vergogna" è la parola più usata dalla maggioranza dei contributi: "Vergognati per avere offeso le donne giordane, algerine, irachene e palestinesi che ogni giorno si comportano con eroismo e dedizione superiori mille volte a te e alle donne della tua guardia del corpo", scrive ad al Quds al Arabi, Ahmed Ismail al Muafi con una lettera indirizzata al "leader unico", Gheddafi. Non manca chi estende il senso di "frustrazione" al grave ritardo del leader arabo all'appuntamento con il presidente del parlamento, Gianfranco Fini, come Mohammed al Badru: "Quello che è successo è una grave offesa alle istituzioni italiane". "Ritardo per la preghiera del venerdì?", si domanda Mohammed sul sito della tv al Arabiya: "Ma quei capoccioni al suo seguito che ci stanno a fare, se non riescono nemmeno a programmare il tempo del loro fratello guida?". Ma quale programma, obbietta il nick name 'l'iracheno' scrivendo ad al Arabiya, "quello lì (riferito al colonnello) è una persona incivile che ci ha fatto ridere dietro da tutta l'Europa". Giusto, "gli europee hanno ragione a non portare a noi arabi alcun rispetto, visto il campione che abbiamo inviato loro", è invece il parere, di 'un egiziano originale' al quale dà ragione 'Said, un simpatizzante libico' che dice di sentire "vergogna per essere arabo". Ma poi, obbietta un terzo, "se dice che gli arabi trattano le donne come un pezzo di mobilia, allora, lui che è cosi illuminato, perché non vieta la poligamia nel suo paese?". Ma quale vergogna, argomenta un lettore di al Jazeera: "la verità è che gli occidentali guardano solo ai loro interessi e per il petrolio libico gli italiani sono disposti ad accogliere come un trionfatore anche un pazzo vestito da pagliaccio come il nostro fratello leader". 13 giugno 2009
Gheddafi: prima le imprese italiane di Gerardo Pelosi commenti - |Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci 13 Giugno 2009 "Dai nostri archivi" I giovani imprenditori: "Via l'Irap troppe tasse frenano lo sviluppo" Leadership e continuità d'impresa: un passaggio generazionale difficile Erasmus per giovani imprenditori Torna la fiducia tra gli imprenditori Tre cose che tutti possiamo fare per uscire dalla recessione Le imprese italiane "avranno la priorità in Libia" per le commesse previste dal grande piano di infrastrutture da 150 miliardi di euro lanciato per il 40° anniversario della rivoluzione e per la presenza nelle zone franche (con cinque anni di esenzione fiscale) dove Tripoli intende investire circa 13 miliardi di euro. È l'assicurazione del leader libico, Muammar Gheddafi, ai circa 600 imprenditori riuniti ieri in Confindustria e guidati dal presidente, Emma Marcegaglia che ha registrato con soddisfazione la "svolta nelle relazioni bilaterali". Una visita, quella del colonnello agli imprenditori, che ha testimoniato la volontà concreta di Tripoli di rafforzare le relazioni economiche con l'Italia e di garantire anche in futuro, come ha sottolineato il leader, un flusso costante di forniture energetiche al nostro Paese. L' Italia è oggi il primo partner commerciale della Libia con il 41% delle importazioni (quasi tutti prodotti energetici) e 13% di esportazioni. Nel 2008 il nostro export verso Tripoli ha superato i 2 miliardi di euro con un aumento di oltre il 20% rispetto all'anno precedente. L'obiettivo è di raddoppiare l'export entro il 2010. "Non ho timore a definire questa visita moto importante - ha detto il presidente di Confindustria, Marcegaglia – soprattutto dopo avere constatato l'atteggiamento di apertura della Libia nei nostri confronti". La Marcegaglia si è recata recentemente a Tripoli per verificare le possibilità offerte alle nostre imprese nelle zone franche in via di definizione. "Presto - ha spiegato al Marcegaglia – verrà creata una zona franca dedicata esclusivamente alle imprese italiane operanti in Libia che potranno godere per cinque anni dell'esenzione delle tasse sul reddito, sconti sull'energia elettrica e potranno utilizzare le infrastrutture locali". Ma la Libia, ha osservato la Marcegaglia, è anche interessata a rafforzare la propria presenza nelle aziende italiane. Dopo Eni e Unicredit non è un mistero che le attenzione dei libici si siano concentrate su Enel, Telecom e Impregilo. Di questo non si è parlato ieri anche se Gheddafi ha avuto una riunione ristretta con i vertici di grandi aziende: da Alessandro Profumo (accompagnato dal vicepresidente e governatore della banca libica, Farhat Omar Bengdara), Piefrancesco Guarguaglini, Fulvio Conti, Marco Tronchetti Provera, Gabriele Galateri, Alberto Bombassei, Luisa Todini. Nel suo intervento Gheddafi non ha tradito le attese. Ha definito gli imprenditori "i soldati di questa epoca, pionieri della battaglia per le richieste di infrastrutture, costruzioni, cibo". Si è detto convinto che le esigenze delle imprese possano essere meglio difese da Berlusconi che dalla sinistra. "Voi siete fortunati – ha spiegato – perché il mio caro amico Berlusconi è al vostro fianco ed è completamente alleato con voi e, finché ci sarà Berlusconi al governo, le opportunità per le vostre imprese sono maggiori". Il leader libico ha garantito che le aziende italiane avranno una corsia preferenziale e che non mancherà in futuro all'Italia né il petrolio né il gas di cui ha bisogno ma ha lanciato un duro monito contro chi crede di potere fare affari contando sulla corruzione. "Ci sono imprese che sbagliano pensando di lavorare guadagnandosi la benevolenza dei libici - ha detto – ma se lo scopriamo queste imprese andranno via, vi ho avvertito". A sorpresa Gheddafi ha anche risposto a domande di imprenditori (tra cui la Cogemat di Misterbianco nel settore macellazioni carni). Ma la prima domanda non poteva non riguardare gli insoluti di pagamento. "È normale - ha però risposto il leader – che qualsiasi impresa che abbia eseguito dei lavori abbia diritto ad essere pagata. Che problema c'è?" Una visita, quella di Gheddafi in Confindustria, ha commentato il viceministro dello sviluppo economico, Adolfo Urso, che apre le porte non solo alle aziende attive nel settore energetico ma al made in Italy e alle piccole e medie imprese nei settori della meccanica, dei beni di consumo, delle costruzioni e dell'agroalimentare così come quelle delle telecomunicazioni e della cantieristica. L'Enel, come ha spiegato l'ad Fulvio Conti, è un Paese importante. E l'azienda elettrica potrebbe essere interessata alla costruzione della nuova centrale elettrica da 1400 megawatt tra Bengasi e Tripoli. 13 Giugno 2009
Gheddafi in ritardo di 2 ore Fini annulla l'incontro commenti - |Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci 12 giugno 2009 Muammar Gheddafi (Infophoto) "Dai nostri archivi" Gheddafi a Roma tra affari e politica Berlino minaccia di annullare vertice su Opel Berlusconi: Obama mi ha invitato in America Decreto quote latte, Zaia tratta con la Ue Effetto Obama sulla tregua, Israele accelera il ritiro Non bada all'etichetta, Muammar Gheddafi. Forse per questo il Parlamento italiano lo ha atteso per due ore, nella Sala della Lupa a Montecitorio, prima che il presidente della Camera, Gianfranco Fini prendesse la parola per annullare l'incontro. "La prevista manifestazione non ha avuto luogo per il ritardo del presidente libico - ha detto Fini -. Ritardo che al presidente della Camera non è stato giustificato, ragione per la quale, e me ne assumo la responsabilità, considero annullato l'incontro nel pieno rispetto dell'istituzione". Le parole del presidente della Camera sono state accolte con un applauso dai parlamentari irritati per la lunga attesa. In serata è giunto il chiarimento dell'ambasciata libica: il ritardo del leader libico è dovuto alla preghiera del venerdì. Il discorso mancato. Nel suo discorso Fini avrebbe dovuto fare riferimento anche alla questione degli italiani cacciati dalla Libia: "auspico che gli italiani cattolici ed ebrei che hanno lasciato la Libia costituiscano una preziosa risorsa per il futuro delle relazioni bilaterali. Di generazione in generazione essi hanno conservato un sincero attaccamento per la Libia. Hanno contribuito con il loro lavoro alla prosperità del Paese e hanno sofferto, pagando responsabilità non loro". Per Fini "Italia e Libia hanno interessi comuni nel mondo globale: la lotta al terrorismo fondamentalista, la sicurezza del Bacino del Mediterraneo, la pacificazione del Medioriente, lo sviluppo dell'Africa, la non proliferazione delle armi di distruzione di massa. Sono tutti obiettivi che ci uniscono, il cui raggiungimento potrà senz'altro essere accelerato se intensificheremo la nostra cooperazione". "La scelta coraggiosa della via del dialogo, che il leader Gheddafi ha impresso al suo Paese - concludeva il discorso di Fini - ha fornito un'ulteriore smentita dell'ineluttabilità dello scontro tra le civiltà e ha aperto alla Libia la possibilità di svolgere un'azione internazionale particolarmente incisiva. Assicuro il sostegno del parlamento italiano a ogni iniziativa volta a rafforzare la ritrovata amicizia e collaborazione tra i nostri popoli". Non paragonare le democrazie ai terroristi. "Le democrazie, a partire da quella americana, possono sbagliare ma certo non possono essere paragonate ai terroristi". È la replica riservata, poi, da Fini a quanto detto ieri da Gheddafi che ha paragonato gli Usa a Osama Bin Laden. Reazioni del mondo politico. Non si sono fatte attendere le reazioni del mondo politico. "Fini ha restituito un briciolo di decoro alle nostre istituzioni. Ce n'era bisogno". Ha affermato il senatore del Pd Marco Follini . Massimo Donadi, dell'Idv, coglie l'occasione per riportare l'attenzione su un altro tema scottante di questi giorni. "Il presidente Fini ha fatto bene ad annullare l'incontro con Gheddafi per difendere la dignità del Parlamento. Avremmo voluto vedere lo stesso sussulto di dignità riguardo al Ddl sulle intercettazioni", ha detto Donadi. Più dura la reazione del segretario naizonale della Destra, Francesco Storace. "Ma era necessario farsi prendere in giro da un beduino di nome Gheddafi? Fa sorridere l'eroico gesto del presidente della Camera". Il calendario della visita di Gheddafi a Montecitorio prevedeva, per le 16,30, un incontro con Fini e poi, alle 17, un convegno con Massimo D'Alema e Beppe Pisanu organizzato dalle fondazioni Italianieuropei e Medidea. Pisanu ha riferito ai giornalisti che l'incontro, durato poco più di un'ora si è svolto in un clima molto cordiale. "Gheddafi si è scusato per l'accaduto", ha detto Pisanu riferendosi alla mancata presenza alla Camera. D'Alema e Pisanu sono stati invitati in Libia e, durante il colloquio, si è discusso di politica internazionale. 12 giugno 2009
Gheddafi: "C'è bisogno di una rivoluzione femminile" commenti - |Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci 12 giugno 2009 Gheddafi (Ansa) "Dai nostri archivi" Ragazze e signore scrollatevi di dosso la mistica della disoccupazione femminile Save the children, l'Italia maglia nera nella graduatoria Se il potere è donna i conti dell'azienda vanno meglio Salari bloccati nei settori dove lavorano più donne Donne, la disparità in busta paga
"Le donne sono le rose e gli uomini sono il grano e non possiamo trattarli allo stesso modo". Muammar Gheddafi, nella sua terza giornata romana, ha incontrato il ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, insieme a centinaia di donne rappresentanti del mondo imprenditoriale, politico e culturale. Davanti alla platea il Raìs ha espresso la sua controversa teoria sulla condizione delle donne, dall'Europa all'Islam, all'Africa fino alla Libia. "C'è bisogno di una rivoluzione femminile nel mondo, che sia costruita su una rivoluzione culturale". "La donna è un essere umano, l'uomo pure e su questo non c'è dubbio - sono le sue parole -, non bisogna fare distinzioni dal punto di vista umanitario e dal lato dei diritti, ma sui doveri ci dobbiamo soffermare un pò". Per il colonnello, infatti, l'emancipazione femminile nel Vecchio Continente non è altro che una conseguenza della Prima e della Seconda guerra mondiale, quando le donne sono state costrette ad andare a lavorare perchè gli uomini erano al fronte. "La donna europea adesso guida il treno, viaggia da sola, dorme in albergo, si è emancipata e il motivo di questo - afferma davanti a una platea sempre più rumoreggiante - non è lo sviluppo o una scelta volontaria, ma una situazione di necessità". "Se noi incarichiamo la donna di svolgere i compiti dell'uomo - sentenzia Gheddafi -, vuol dire che abbiamo aggredito la sua natura, per riconoscere i suoi diritti le imponiamo di svolgere le mansioni degli uomini, ma questa è un'ingiustizia". L'incontro con i vertici di Confindustria. L'incontro con Emma Marcegaglia e i rappresentanti dell'associazione industriali presso l'Auditorium della Tecnica a Roma, è stato il primo appuntamento di oggi. In questa occasione il leader libico ha confermato la collaborazione con il nostro Paese. "La Libia non favorirà la fornitura di gas e petrolio ad altri paesi a spese dell'Italia - ha detto -. Se la Libia indirizzasse tali risorse verso altri importatori questo creerebbe un grosso danno all'Italia. Noi ci siamo impegnati a collaborare col vostro Paese e non consentiremo un atto come questo". Gheddafi si è rivolto agli imprenditori definendoli i veri "soldati di questa epoca". "Voi siete i pionieri di questa battaglia per le richieste della nostra epoca - ha osservato -. La gente oggi non ha bisogno di militari perché non vuole la guerra, ma le persone non possono stare senza cibo, acqua, costruzioni". Dal canto suo, Marcegaglia ha ricordato che: "I rapporti economici tra Italia e Libia sono di fronte a una svolta che porterà a una più intensa collaborazione tra i due Paesi". Davanti agli industriali riuniti a Roma, il presidente ha sottolineato che l'Italia è "il primo partner commerciale della Libia con una quota del 41% delle importazioni e del 13% delle esportazioni. Siamo anche - ha aggiunto - il terzo investitore europeo, escludendo il petrolio, e il sesto a livello mondiale. Siamo presenti in Libia con oltre un centinaio di imprese: Eni, Enel, Trevi, Impregilo, Italcementi e Finmeccanica". Espressa grande soddisfazione per la priorità assegnata alle imprese italiane nello sviluppo industriale della Libia, anche grazie ai recenti accordi tra i due Paesi. Nella conferenza stampa successiva all'incontro di questa mattina, Marcegaglia ha confermato che "verrà creata presto una zona franca dedicata esclusivamente alle imprese italiane operanti in Libia, che potranno godere per cinque anni dell'esenzione delle tasse sul reddito, avranno sconti sull'energia elettrica e il gas e potranno utilizzare le infrastrutture locali". Nella giornata di impegni è previsto anche un faccia a faccia con il presidente della Camera, Gianfranco Fini e poi un dibattito con Fini e Massimo D'Alema. Gheddafi si tratterrà nella capitale anche sabato, per alcuni incontri nella sua tenda beduina piantata a Villa Pamphili. 12 giugno 2009
Fra scontri, fischi e fumogeni la visita di Gheddafi alla Sapienza commenti - |Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci 11 giugno 2009 "Dai nostri archivi" Lega Nord e sicurezza, Le Figaro nella bassa bergamasca Voto europeo a prezzi stracciati 11 aprile 1953: scoppia lo scandalo Montesi Svizzera, domenica referendum su libera circolazione delle persone IL PUNTO/ Sulla sicurezza la Lega oggi è sotto pressione. Anche a destra "L'America non vuole la libertà per i popoli, ma vuole colonizzare il mondo". Ribadisce e specifica concetti anti-americani il leader libico, Muammar Gheddafi, nel corso del suo intervento nell'Aula Magna della Sapienza, coem già aveva fatto nel suo intervento al Senato questa mattina. Gli Stati Uniti, ha aggiunto il colonnello, "volevano uccidere Gheddafi perchè non voleva sottomettersi e desiderava essere libero". Scontri fra studenti e polizia hanno anticipato la visita del leader libico Gheddafi nel primo ateneo della Capitale. All'arrivo di Gheddafi i ragazzi dell'Onda hanno lanciato vernice rossa contro le forze dell'ordine, macchiando scudi e divise. I carabinieri hanno reagito con una carica di alleggerimento. L'incontro, che era già slittato dalla tarda mattinata al primo pomeriggio, è stato segnato da una serie di proteste degli universitari. "Gheddafi e Berlusconi li vogliamo sui gommoni", è lo slogan adottato. Tra i simboli della protesta, quattro canotti gonfiabili che simboleggiano i respingimenti dei clandestini. L'ingresso del leader libico Gheddafi è stato accolto da un' ovazione di una cinquantina di curdi che mostravano bandiere con l'effige di Ocalan, il leader del Pkk. Contemporaneamente gli studenti, dalla parte opposta dell'edificio del rettorato, Curdi, hanno acceso fumogeni e contestato l'ingresso del leader nell'ateneo al grido di "vergogna vergogna", con cori anche contro il rettore dell'università La Sapienza Luigi Frati. Applausi e fischi dentro e fuori l'ateneo. In un ateneo blindato, con carabinieri e polizia in assetto antisommossa e cordoni di transenne per tutto il percorso dall'ingresso dell'ateneo in piazzale Aldo Moro al rettorato, e nel piazzale interno di fronte all'edificio, Gheddafi è stato accolto da striscioni e cartelli. Con proteste dentro e fuori dall'aula magna dell'ateneo dove, fra applausi e fischi, ha tenuto il suo discorso. Un signore del pubblico ha inveito contro il leader libico ricordandogli i rapporti di organizzazioni come Amnesty International sulle condizioni spaventose delle carceri libiche e il rais di Tripoli ha esposto la sua teoria al riguardo. "Se venissero qui un milione di persone dicendo di essere rifugiati politici - ha detto Gheddafi - li accettereste? Poi un altro milione, poi venti e poi cinquanta, li accettereste? Se lo farete sarebbe davvero una grande cosa. Se li accetterete io sarò con voi sempre nel rispetto dei diritti dell'uomo". L'Europa chieda perdono per il colonialismo. L'Europa al G-8 di luglio, ha detto Gheddafi, "chieda perdono per il colonialismo e si cominci a ragionare sull'indennizzo. L'europa ha rapinato le risorse dell'africa, e deve risarcire. Non é carità, non é un regalo: é un diritto. È così che si risolverà il fenomeno dell'immigrazione". Nel suo discorso nell'aula magna ha aggiunto che dirà "queste cose al G-8 e all'Onu". Ha sottolineato che "tutti i popoli hanno diritto a richiedere l'indennizzo affinché il colonialismo non si ripeta. Nei libri di scuola dovrebbe essere inserita la storia del colonialismo in Libia". La protesta degli studenti dell'Onda. "Fateci parlare, fateci parlare". Così un gruppo di studenti dell'Onda ha protestato nell'aula magna dell'Università La Sapienza, interrompendo il leader libico Gheddafi che stava rispondendo a una domanda. Poco prima a una studentessa che si era qualificata come appartenente al movimento dell'Onda, era stato tolto il microfono da alcuni uomini dello staff di Gheddafi. È partita la contestazione dal gruppo di studenti dell'Onda con urli, fischi e la richiesta "fateci parlare". Gheddafi, coperto dal suo staff, che aveva cominciato ad applaudire per coprire i fischi, è uscito e ha lasciato la sala in anticipo, rispetto al previsto. 11 giugno 2009
Chi è Gheddafi e perché i leader occidentali lo corteggiano di Riccardo Barlaam commenti - |Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci 10 giugno 2009 Muammar Gheddafi (Ansa)
Il colonnello Muammar Gheddafi è al potere in Libia dal 1969. Gestisce la "Grande Jamahiriyah araba libica popolare socialista" con potere assoluto, dopo il colpo di stato militare che ha portato all'eliminazione delle elezioni e dei partiti politici. È il presidente di turno dell'Unione africana ("Sono il re dei re"). Ed è alla guida di un paese che ha sotto la sabbia enormi riserve di greggio (al 9° posto tra i paesi produttori per riserve accertate) e di gas naturale. Una cassaforte. Dall'ottobre 2008 la Libia non è più nella lista nera degli Stati Uniti. Tanto che al prossimo G 8, in luglio, il presidente Barack Obama incontrerà Gheddafi. La riabilitazione si è conclusa dopo che il governo libico ha versato 1,5 miliardi di dollari per risarcire le famiglie delle vittime degli attentati terroristici all'aereo Pan-Am, precipitato su Lockerbie, in Scozia, il 21 dicembre 1988 (270 morti) e alla discoteca La Belle di Berlino, il 5 aprile 1986 (3 morti e 260 feriti). Responsabili dei due attentati furono due agenti di Tripoli. Berlusconi, amico di Putin, a proposito di Gheddafi ha detto che è "un leader di libertà". Il 30 agosto scorso a Bengasi ha firmato il "Trattato di amicizia" tra Italia e Libia che prevede il versamento alla Libia di 5 miliardi di euro in 20 anni (soldi pubblici), come risarcimento dei danni per le guerre coloniali. In cambio di commesse e di sostegno alle aziende italiane oltreché di controllo effettivo del traffico di clandestini dall'Africa. Gheddafi è benvoluto e coccolato dai leader occidentali (ma anche dai russi) nonostante il suo passato, perché è uno dei pochi soggetti che oggi ha liquidità da investire. Il suo fondo sovrano (Lia, Lybian investment authority) ha una dote di 65 miliardi di dollari. Gheddafi compra. E così, con lo stesso potere personalistico con cui gestisce la politica nazionale, cura i suoi affari. La lista della spesa è lunga e il carrello si riempie, giorno dopo giorno, di prede italiane ed europee. Sdoganata dalle diplomazie occidentali la Libia è così entrata nel salotto buono della finanza italiana. Ironia della sorte: il nuovo "colonizzatore" dell'economia e della finanza italiane è una ex colonia. 10 giugno 2009
Le "amazzoni" di Gheddafi Muammar Gheddafi è a Roma con la sua guardia privata tutta al femminile che vigilera' sulla sicurezza del leader libico per tutta la sua visita in Italia. Le famose 'amazzoni' libiche, che seguono sempre il colonnello in ogni suo spostamento, sono scese dall'Airbus che ha portato Gheddafi a Roma. Portano un vistoso basco rosso ed una divisa militare
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